Le teorie della Personalità
Diverse sono le teorie che, ponendo l’accento su fattori diversi, si sono occupate dell’organizzazione della personalità e, corrispondentemente, di ciò che si considera alla base della psicopatologia. In particolare, fra tutte queste teorie, prenderemo in esame quelle psicodinamiche che, basate sulla dottrina dell’inconscio, ritengono la personalità il risultato di un conflitto dinamico tra le diverse istanze psichiche.
La teoria freudiana pulsionale, che ha fortemente influenzato tutta la clinica psicodinamica, individua nella fissazione, nel blocco, a fasi evolutive precedenti, le caratteristiche della personalità. Basata sull’idea che gli esseri umani debbano tutti, indifferentemente, progredire dalla dimensione orale a quella anale, quindi a quella fallica, fino ad approdare a quella genitale, ritenuta tipica della fase matura, dove il principio del piacere viene scalzato dal principio di realtà. La psicopatologia rappresenterebbe il risultato del fallimento di questo progredire attraverso i previsti stadi evolutivi.
Sigmund Freud
Autori come Wilhelm Reich, Daniel Stern, Erik H. Erikson, Margaret Mahler, anche se riformulano, in parte, la teoria freudiana, accolgono l’idea degli stadi evolutivi e, non prendendo in considerazione la variabile culturale, arrivano a ritenere universale il modello di sviluppo.
Wilhem Reich Daniel Stern
Margaret Mahler Erik. K. Erikson
Sono i teorici della psicologia dell’Io, con Anna Freud e la Scuola inglese di psicoanalisi, con Heinz Hartmann e David Rapaport, che, nello studio della personalità, concentrarono l’attenzione sulle difese utilizzate dall’Io, distinguendole in adattive e disadattive, arcaiche – tipiche delle personalità più disturbate – e più mature, che evidenziano una maggiore capacità di adattarsi all’ambiente.
Anna Freud Heinz Hartmann
I teorici delle relazioni oggettuali – William R. D. Fairbairn, Michael Balint – attribuiscono, nella formazione della personalità, un ruolo molto importante alle relazioni primarie con le figure di accudimento che soddisfano o frustrano le esigenze del bambino.
William R. D. Fairbairn Michael Balint
I teorici interpersonali tra i quali ricordiamo Harry S. Sullivan, Erich Fromm, Karen
Horney riconoscono, anche loro, il ruolo fondamentale giocato dalle relazioni oggettuali precoci nella produzione di introietti che continuano ad operare e a condizionare la psiche dell’adulto e, nel lavoro psicoterapeutico, soprattutto con i pazienti più gravi, sottolineano la necessità di porre l’accento proprio sulla relazione tra il terapeuta e il paziente, ritenendola il fattore terapeutico più efficace.
Harry S. Sullivan Karen Horney Erich Fromm
I modelli di riferimento cambiarono nuovamente quando i vecchi si dimostrarono incapaci di prestare aiuto a pazienti narcisisti, feriti nella loro autostima, anche se, apparentemente, molto sicuri di sé. Nacque la “psicologia del Sé”. Tra gli esponenti ricordiamo Heinz Kohut il quale ritenne che, alla base della formazione della personalità di questi pazienti, fosse mancata l’esperienza, tipica della fase adolescenziale, di poter idealizzare per poi deidealizzare delle figure di riferimento.
Heinz Kohut
Kohut influenzò teorici come Robert D. Stolorow, George E. Atwood, Alice Miller, e altri che ritenevano che l’uso delle difese venisse fatto soprattutto per mantenere un senso di sé coerente, per sostenere l’autostima.
Robert D. Stolorow George E. Atwood Alice Miller
Molti altri teorici si sono occupati della personalità, tra questi ricordiamo Alfred Adler, Carl G. Jung, Otto Rank, Henry A. Murray, Eric Berne e molti altri.