Anoressia nervosa

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Anoressia nervosa 2017-06-29T16:37:43+00:00

L’Anoressia Nervosa

I criteri adottati per la diagnosi di questo disturbo li abbiamo già indicati introducendo i Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione.

Vediamo ora più da vicino le caratteristiche che l’anoressia nervosa presenta e il possibile trattamento.

L’età in cui questo disturbo si presenta si è andata, nel tempo, sempre più abbassando tanto che ora colpisce anche chi non ha ancora compiuto dieci anni e, se fino ad alcuni anni fa, interessava soprattutto le bambine, ora non ne sono esenti neanche i maschi, pur se in numero minore.

Il numero di persone che soffre di questo disturbo, assimilabile ad una tossicodipendenza, cresce ogni anno e l’esito può a volte essere tragico: il suicidio o l’arresto cardiaco, quando i danni inflitti al corpo diventano irreversibili e la vita relazionale risulta gravemente compromessa. Numericamente, dopo gli incidenti stradali, insieme a tutti gli altri disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, questo costituisce, secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità, la seconda causa di morte per gli adolescenti. Per evitare tutto ciò è indispensabile che la diagnosi venga posta molto precocemente e che a questa faccia seguito un intervento immediato da parte di figure professionali qualificate.

La prognosi diventa favorevole nella metà dei casi se l’anoressia nervosa viene adeguatamente trattata.

I fattori di rischio sono sia socio-culturali, sia familiari, sia individuali.

A livello socio-culturale l’obesità, nelle attuali società soprattutto occidentali, è stigmatizzata e la magrezza è considerata sinonimo di bellezza, e garanzia di successo, e in grado di favorire una migliore affermazione sociale.

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La famiglia può involontariamente favorire l’instaurarsi e il mantenimento di questo sintomo che si consolida spesso dopo una dieta dimagrante, anche se questa, pur rappresentando un fattore di rischio, non è sufficiente per l’insorgenza dell’anoressia. Spesso le madri di chi soffre di questo disturbo sono iperprotettive, controllanti, normative, maniache dell’ordine  e dell’efficienza, loro stesse presentano problematiche non risolte legate all’alimentazione, sono inoltre portate a scoraggiare tutte le manifestazioni di autonomia dei figli.

Ma sembra che anche padri che tengono soprattutto all’affermazione e alla riuscita sociale, che sono molto ambiziosi e indicano traguardi spesso irraggiungibili per i figli, possano contribuire alla comparsa di questo disturbo. Così come figure paterne intrusive e/o seduttive.

Comunque famiglie dove sono presenti difficoltà a gestire i conflitti relazionali e le interazioni non sono corrette.

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Quanto ai fattori individuali questo sintomo è più facile che si presenti  in personalità di tipo ossessivo, perfezioniste e socialmente inibite,con bassa autostima e con difficoltà ad esprimere sentimenti ed emozioni, tendenti a negare i problemi e ad evitare i conflitti. Soggetti che cercano di compiacere i genitori e di corrispondere alle loro aspettative, che sviluppano scarsissima fiducia in se stessi e, con il controllo sul cibo, tentano di escludere, dall’occhio sempre vigile di figure vissute come controllanti, quell’area di cui si appropriano per gestirla in proprio. Altrettanto facilmente si adeguano alle aspettative sociali e rispondono ai compiti assegnati, mostrandosi molto affidabili e responsabili.

DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO 2 DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO 1

Le amicizie sono scarse, ostacolate dal debole investimento libidico sull’altro, mentre è soprattutto con la famiglia che si mantiene una relazione di dipendenza idealizzata ed è

verso questa che viene convogliata tutta l’affettività. Spesso chi presenta questo disturbo non ha attraversato la fase della ribellione adolescenziale, così come è facile rilevare l’assenza di confini stabili, limiti indispensabili per differenziarsi e per capire dove finisce l’uno e inizia l’altro.

DIFFERENZIAZIONE

Questo disturbo si può presentare associato ad altri come autolesionismo, depressione, comportamenti fobico-ossessivi, disturbi di ansia che possono manifestarsi spesso sotto forma di fobia sociale, attacchi di panico, incapacità ad esercitare un controllo sugli impulsi, ritiro sociale, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi di personalità, inoltre, quando l’insorgenza è precoce, e spesso dopo che è stata seguita una dieta dimagrante, si verifica il blocco della crescita e lo sviluppo di una importante osteoporosi.

L’immagine corporea che i soggetti hanno di sé risulta distorta, anche se questo non accade in tutti i casi, ma è sempre presente in quelli con prognosi più sfavorevole, così finiscono col vedersi sempre più grassi di quello che sono in realtà, soffrono di dismorfofobia.

CORPI ETEREI

Caratteristiche condivise dai soggetti portatori di questo disturbo sono la rigidità, il perfezionismo, il bisogno di controllo, soprattutto delle proprie emozioni, la repressione dell’aggressività, la frustrazione dei propri bisogni e dei propri sentimenti, insieme all’esigenza di dimostrare la propria autonomia e superiorità, l’orgoglio di sentirsi un po’ speciali per la condizione che vivono. Astenersi dal cibo o assumere solo cibo a basso contenuto calorico o in quantità insufficiente, praticare attività fisica smodatamente, sono tutti comportamenti che restituiscono una sensazione di essere padroni di quel corpo vissuto come nemico e del quale si negano i bisogni, sottomettendolo ai propri voleri.

ORGOGLIO

L’anoressico sente di non meritare amore, di essere inadeguato, vive nella paura di ingrassare, ma questo timore sarebbe l’espressione di un timore più ampio, pervasivo, non limitato all’area alimentare, sarebbe proprio riconducibile alla valutazione negativa di sé che produce anche disgusto per il cibo e per il corpo e per la propria persona, paura ma quasi terrore per tutte le emozioni e gli stimoli corporei a partire dalla fame, vissuta come capace di provocare la perdita di controllo.

Se il controllo alimentare fallisce, è facile che si facciano strada tendenze dissociative, atti impulsivi come accade nelle crisi bulimiche – la metà dei casi di anoressia nervosa evolve verso la bulimia nervosa – capaci di scatenare angoscia e  di sfociare in comportamenti compensatori come il vomito autoindotto o l’uso di lassativi, dove al centro dell’attenzione c’é ancora una volta il corpo e non le emozioni, non ciò che si prova, non l’esperienza vissuta soggettivamente, ma il sintomo.

CORPI ETEREI 1 CORPI ETEREI 2

La famiglia dell’anoressico viene fortemente interessata dalle conseguenze di questa sindrome ma, da responsabile di questo disturbo, perché spesso, pensando di fare bene, permette che il sintomo si produca e si mantenga, può trasformarsi in una risorsa, se i suoi componenti collaborano, accettando anche un sostegno psicologico.

L’indicazione migliore è in genere per un approccio integrato che preveda sempre e comunque un intervento di carattere psicoterapeutico, del quale è stata provata l’efficacia, insieme a quello medico, nutrizionale, psicofarmacologico ed educativo.

L’approccio psicodinamico, basato sul dialogo tra coscienza e inconscio, facilita l’emergere dei propri desideri affrancati dalle aspettative degli altri, il contatto con quelle emozioni, tra le quali la rabbia e l’aggressività, tanto temute e che finiscono per essere rivolte contro se stessi. Far affiorare quella fame di amore che viene negata, così come viene autoproibito l’accesso al cibo, a quel riempimento concreto che occupa il posto di quello simbolico. La modalità compulsiva deve fare spazio alla capacità di riflessione e di integrazione degli stati interni della mente inquieta, è necessario mettersi in contatto con quel caos che abita l’interiorità di chi ha perso il contatto con se stesso e si è abituato a negare i problemi, ad evitare il conflitto, ed ha spesso rinunciato ad una vita relazionale e sentimentale soddisfacente, evitando l’accesso alle esperienze corporee e al piacere. Ugualmente importante è incoraggiare l’autonomia, rinforzare l’autostima e sostenere  la fatica di diventare se stessi.

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